“Uno dei possibili, ma non prevedibili, “black swan”, parrebbe essere giunto sotto forma di pandemia (WEF, 2019). Si preconizzavano conflitti atomici incipienti, cataclismi economici, subbugli ambientali (peraltro sempre dietro l’angolo) ed invece si è incuneato tale antiquato (dacché non tecnologico, non economico, non effetto di sofisticazione) cigno nero che sta, almeno temporaneamente, provocando il rinculo dell’“hybris” che usualmente alligna trasversalmente in molti strati e camarille della società odierna (ovviamente, con le dovute esclusioni). Si può ipotizzare che esso sia pronto a riprendere vigore con l’affievolirsi del manzoniano quadro della pandemia COVID-19, che attanaglia buona parte del globo dopo l’avvio nella regione cinese dello Hubei nel gennaio 2020; nelle more di informazioni affidabili su durata, effetti che dispiegherà, caratteristiche e scaturigini di tale pandemia, si può ragionevolmente supporre che, una volta terminata la fase del disorientamento, l’“hybris” troverà nuovo vigore e, presumibilmente, nuove forme d’azione. Si può allora pensare che, dopo l’urgenza sanitaria, la macchina tecno-capitalista scandagliata da Demichelis (2018), che ingloba, a vario titolo e ruolo, tutte le componenti della società, trovi nuove vie d’azione per perpetuare l’appagante e consolatoria alienazione propria del “gigantesco apparato di produzione della società moderna” (p. 132)…”